Letteratura Italiana (Nardulli)
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Un invito alla solidarietà di Gaia ArmigeroNon gridate piùLa poesia “Non gridate più” di Ungaretti è una testimonianza pubblica del dolore e dello strazio provocati dalla tragicità della guerra, della persecuzione razziale, dell’odio feroce che sembra aver cancellato i sentimenti, i ricordi, ogni traccia di umana compassione. Essa rappresenta una preghiera accorata, per invitare gli uomini a riscoprire i valori della solidarietà e per superare l’odio e le divisioni politiche, al fine di non rendere vano il sacrificio umano. Al “gridare” degli uomini, simbolo di odio e di barbarie, il poeta contrappone il silenzio dei morti, che trasmette invece un sussurro, un messaggio di pace. La sua sfiducia è evidente negli ultimi versi, dove troviamo l’immagine dell’erba, che per paura non cresce al passaggio dell’uomo. Utilizzando il registro storico, Ungaretti rievoca anche nella Raccolta “Il dolore” l’esperienza vissuta durante la Prima Guerra Mondiale, durante la quale si era arruolato come volontario ed era stato inviato sul Carso. Una guerra combattuta in trincea, dove le truppe di Cadorna erano costrette a restare per mesi in condizioni disumane, tra le intemperie e le scarse condizioni igieniche. L’esperienza tormentata di Ungaretti ci ricorda inevitabilmente quella che stiamo vivendo oggi durante la pandemia causata dal virus Covid-19, durante la quale siamo invitati a suon di “restate a casa” a seguire le restrizioni imposte dal governo per evitare ulteriori contagi e, dunque, che aumenti il numero delle vittime. Proprio come soldati mandati in trincea, oggi troviamo una situazione analoga tra i medici che, sprovvisti delle attrezzature necessarie, vengono mandati tra i malati ed esposti al pericolo di contagio. Per non parlare di tutti coloro che sono costretti a lavorare perché non possono permettersi di restare a casa, o che rischiano il posto di lavoro.
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